In questa giungla che è il lavoro, bisogna cercare di tutelarsi in tutti i modi, dato che l’inculata è spesso (purtroppo) dietro l’angolo.
Lo dico per esperienza? Ovviamente, sì.
In particolare, quando si stanno percorrendo i primi passi da freelancer, molte cose si imparano direttamente sul campo, sbagliando e prendendo sprangate sui denti.
Non sempre si ha un mentore che svela tutti i segreti di questa modalità di lavoro, quindi è facile ignorare molte cose, soprattutto per quanto concerne il lato più burocratico.
Che siano preventivi firmati, contratti di collaborazione o altro, è sempre meglio mettere le mani avanti.
Abbiamo già parlato del contratto di collaborazione, ma non mi sono mai soffermata a parlare della Legge sul Diritto d’Autore (L. 633/1941), alleata fondamentale per proteggere le proprie creazioni e i propri diritti durante la collaborazione con un cliente.
Comprendere come applicare questa legge è essenziale per tutelare il proprio lavoro e garantire un rapporto chiaro e trasparente con i committenti.
Ma andiamo per gradi. Cos’è il Diritto d’Autore?
Il Diritto d’Autore, secondo la L. 633/1941, tutela la paternità e l’originalità di un’opera creativa.
Per noi designer, questo significa poter rivendicare la titolarità su interfacce, prototipi, ed altri elaborati visivi prodotti per i nostri clienti.
Quando si collabora con un cliente, è quindi importante definire chiaramente chi detiene i diritti su queste creazioni e in che modo possono essere utilizzate.
Come proteggere il proprio lavoro
Perché un progetto possa essere protetto da Diritto d’Autore è necessario che sia originale, unico e concretizzato in forma tangibile (es. siti internet, app, prototipi ecc).
Ci sono vari modi per proteggere il proprio lavoro, come ad esempio:
- contratto di collaborazione: è fondamentale ricordarsi di regolamentare la collaborazione attraverso un contratto scritto e firmato, che contenga le clausole specifiche sulla proprietà, specificando chi detiene i diritti sul design e in quali modi il cliente può utilizzare ciò che è stato realizzato;
- documentazione: mantenere uno storico del progetto, come bozze e versioni di iterazioni intermedie, offre una “testimonianza” dell’originalità dell’opera in caso di contestazione;
- monitoraggio: alla consegna del progetto, monitorare l’utilizzo che ne viene fatto aiuta a capire se il cliente stia utilizzando il prodotto in modi differenti da quelli accordati (in questo caso, si può valutare di agire per vie legali).
Clausola sul Diritto d’Autore
Come sottolineo spesso, il contratto di collaborazione è un documento molto importante per mettere bianco su nero le “regole” di una pacifica collaborazione con il cliente.
Tra le varie clausole, una mossa intelligente, è quella di inserirne una relativa al Diritto d’Autore.
Con questa clausola di esplicita che le creazioni originali realizzate dal designer fornitore sono protette dalla legge in questione e che i diritti patrimoniali degli elaborati rimangono di proprietà del designer, a meno che non le parti non si siano accordate per soluzioni differenti (come ad esempio, la cessione della proprietà una volta avvenuto il pagamento della prestazione professionale).
Un esempio di come potrebbe essere formulata la clausola è il seguente:
“Tutti i diritti d’autore e i diritti connessi relativi alle opere realizzate nell’ambito del presente contratto sono e rimangono di esclusiva proprietà del Designer, ai sensi della Legge sul Diritto d’Autore (L. 633/1941). Il Cliente riceve una licenza non esclusiva e non trasferibile per l’uso dell’opera, limitatamente ai fini specificati nel presente contratto.”
Nonostante con questo articolo io stia cercando di essere la Yoda per i giovani Padawan del design, voglio sottolineare un dettaglio da tenere assolutamente a mente: non sono una professionista in ambito legale.
La clausola che ho riportato è a titolo di esempio e le informazioni che vi ho passato hanno solo l’obiettivo di farvi conoscere questa possibilità per tutelare il vostro lavoro.
Per essere sicuri di applicare al meglio questa clausola ed evitare errori che possono tornare indietro come un boomerang, affidarsi ad un avvocato (ce ne sono di specializzati nel digitale) è sempre la soluzione più indicata.