Productivity porn, termine poco conosciuto, per un problema più diffuso di quanto non si creda.
Può trarre in inganno, ma non fatevi fregare, non è ciò che sembra.
Tutto è cominciato con un post su LinkedIn di Christian Varisco che mi ha fatto ammettere di avere un problema a cui ora so finalmente dare un nome: productivity porn, appunto.
Questa categoria non vietata ai minori consiste nel consumare un sacco di materiale (video, libri, ecc.) che ci fa sentire produttivi, quando in realtà non stiamo facendo niente. Proprio come la normale pornografia, veniamo stimolati, ma alla fine della fiera siamo solo spettatori.
Tutto ciò che parla di “produttività” è solitamente super gettonato, altrettanto cliccato, risultando simile a una categoria porno non censurata. Niente conferme di maggiore età, niente abbonamenti, solo interminabili liste di arrapanti consigli, spesso discutibili, da consumare per poi lasciare comunque tutto in sospeso.
Che siano post di presunti CEO che dormono 3 ore per massimizzare la loro produttività, articoli che scatenano un’implacabile FOMO (fear of missing out), in molti ci troviamo a seguire avidamente ogni tipo di risorsa nell’illusione di concludere qualcosa di utile.
Sì, è vero, tutto fa brodo e le cose imparate non ce le toglie nessuno, ma senza metterle in pratica, come raggiungiamo i nostri obiettivi?
È un gatto che si morde la coda: passiamo tutto il nostro tempo a pensare di fare le cose invece di farle davvero, portando il livello di produttività al nulla cosmico.
Dopo esserci imbottiti di ogni sorta di materiale motivazionale ed esserci illusi di aver fatto passi da gigante, mi spiace dirvelo, ma non avremo concluso un cazzo.
Diciamo le cose come stanno: gli articoli sulla produttività raramente danno consigli davvero utili, ma speriamo sempre che possano fare la differenza. Osserviamo, incameriamo le informazioni e le lasciamo lì.
Un altro grosso problema è la quantità di informazioni che ci riversiamo addosso. Assimilare infinite nozioni, senza dare loro un senso (e un limite), non aumenta le nostre possibilità di azione, ma contribuisce solo a creare un sovraccarico cognitivo che può diventare estremamente difficile da gestire.
Avere più opzioni, come dice anche la legge di Hick, non aiuta la nostra efficienza, ma crea un ulteriore blocco nella scelta della strada da seguire.
Per liberarci dal fascino del productivity porn, abbiamo bisogno di un nuovo approccio che punti alla semplicità (KISS – Keep it simple, stupid!) e più orientato all’azione.
Alcune persone entrano in azione, altre farciscono interminabili to-do list aspettando tempi migliori (io, presente ✋ Laura, la regina delle liste).
La parte di raccolta delle idee e di progettazione dei nostri obiettivi dovrebbe essere solo l’inizio del processo; il salto lo facciamo quando ci tiriamo su le maniche e concretizziamo.
Come direbbe un qualunque spot Nike, “Just do it”, altrimenti qui non se ne esce.
Imparate a imporvi dei paletti.
Basta aggiungere punti alla lista di cose da fare. Scegliete una cosa e datele vita.