“Ragazzi, sono veramente euforico(a)!” Cit.
Oggi sono felice di introdurre una novità all’interno di RTFM: i post ospite!
Ho pensato di “chiamare al rapporto” alcuni professionisti dal background molto interessante, per portare su questo blog la loro esperienza ed il loro punto di vista.
Dà il via a questo nuovo filone Matteo Tibolla, che ringrazio di cuore per essersi reso disponibile per questo esperimento.
Matteo è UX Researcher e Consulente di Digital Marketing con esperienza in neuromarketing. Assieme a Matteo mi è capitato di fare coinvolgenti chiacchierate e analisi ricche di suggerimenti pratici per aziende, agenzie e start-up.
Buona lettura!
Qual è il rapporto tra User Experience e scienza negli anni ’20 del duemila?
Di base, è una questione di approccio e forma mentis.
Inoltre, significa applicare strumenti – appunto – scientifici per leggere oltre al visibile.
Infine, vuol dire avere la consapevolezza che le persone sono guidate nelle loro scelte prevalentemente dall’irrazionalità e dalle emozioni.
Andiamo con ordine.
Prendiamo il caso del metodo di ricerca più utilizzato da chi si occupa di User Experience Design: i test di usabilità.
Uno dei modi per condurre i test di usabilità consiste nell’intervistare un campione di persone mentre interagisce con un’interfaccia online. Si raccolgono citazioni, dati sul comportamento di navigazione e considerazioni dei ricercatori coinvolti.
Approccio
Aggiungere un altro pizzico di scienza, dicevamo, significa innanzitutto avere un approccio rigoroso, che considera quindi gli usability test come esperimenti della ricerca accademica.
Il luogo dove si conducono diventa un laboratorio, all’interno del quale ogni elemento presente è posizionato in modo da non disturbare la buona riuscita dell’esperimento.
L’obiettivo è creare un ambiente familiare e rassicurante per i partecipanti.
Inoltre, la ricerca scientifica fatta bene cerca di evitare che i bias cognitivi condizionino i risultati.
Il più pericoloso tra tutti i bias? Quello di conferma, che anche alla distorsione della realtà per piegarla alle proprie credenze.
Strumenti
Per quanto riguarda gli strumenti, già da qualche anno i test di usabilità hanno incontrato l’eye-tracker, il potente strumento che permettere di comprendere quali aree di uno schermo (piccolo o grande) catturano l’attenzione dei visitatori.
L’eye-tracker è così preciso che raccoglie i movimenti più impercettibili dei movimenti oculari, per questo permette di vedere oltre a ciò che un osservatore umano può notare in condizioni normali.
Emozioni
Infine, scienza è anche consapevolezza. Rendersi conto che, per quanti test e per quanti principi possiamo integrare nella costruzione di un sito o un’app, le persone sono irrazionali e guidate principalmente dalle emozioni.
Le emozioni, che sono risposte a stimoli interni oppure esterni, si presentano in modo rapido, sono incontrollate e hanno effetto sul nostro sistema nervoso. Guidano quindi le nostre azioni.
Quando si atterra su un sito, l’impressione che si forma nella mente in pochissimi istanti determina tutta l’esperienza successiva e la permanenza, o meno, sulla home page o una landing.
Considerare la scienza nella User Experience può aiutare imprenditori e aziende a costruire interfacce in linea con gli obiettivi e le aspettative dei propri clienti in modo preciso. Un vantaggio non da poco in un’era dove la risorsa più rara non è più il denaro ma l’attenzione.
Matteo Tibolla
UX Researcher e Consulente di Digital Marketing
www.matteotibolla.it
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