Ad un colloquio di lavoro logica vuole che vengano poste domande conoscitive per valutare le competenze e le capacità del candidato.
Ovviamente, può capitare che qualche recruiter infame cerchi di insinuarsi nella sfera strettamente personale del malcapitato, ma dovete sapere che alcune domande non si possono assolutamente fare.
Non per buona educazione o per discrezione, ma proprio perché fanno parte di quel gruppo di domande che violano lo Statuto dei lavoratori o il Codice delle Pari Opportunità e, quindi, ILLEGALI.
Quali sono queste domande?
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- “Di che nazionalità sei?”: vige la parità di trattamento tra le persone, a prescindere dall’etnia. Bianco, nero, giallo, verde o a pois. Il colore o la provenienza di una persona non devono essere un metro di valutazione.
- “Che problematiche che ci sono state con il precedente datore?”: a meno che non possano interferire con lo svolgimento della nuova mansione, gli eventi facenti parte del precedente lavoro non devono essere soggetti ad osservazione da parte dei selezionatori.
- “Sei iscritto/a a dei sindacati?” “Che partito voti?”: tutte le richieste riguardanti il proprio orientamento politico violano lo Statuto dei Lavoratori. Nel caso, fatelo pentire tirandogli un pippone su come non vi sentiate rappresentati come cittadini dalla politica italiana e simili.
- “Da quanto tempo lavori?”: è un tentativo di risalire all’età (che non andrebbe scritta nemmeno nel CV in quanto discriminatoria)
- “Sei religioso/a?”: tutto ciò che riguarda la propria religione o le festività legate al proprio credo non è rilevante ai fini dell’assunzione e ci si può rifiutare di rispondere.
- “Hai figli o hai intenzione di averne?”: una tra le più gettonate per le donne. A meno che il recruiter non sia direttamente coinvolto nella riproduzione, non vedo come gli possa interessare.
- “Sei fidanzato/a o sposato/a?”: Come sopra. A meno che non vi voglia chiedere di uscire, e comunque durante un colloquio mi sembra fuori luogo, non sono affari suoi.
- “Hai intenzione di sposarti?”: idem.
- “Chi ti aiuta con i figli?”: le indagini legate all’ambito familiare non sono lecite. In alternativa, potete fare i bastardi e rispondere “Tu, tutti i pomeriggi dalla ora X alla ora Y” e poi mollarglieli davvero.
- “Che lavoro fanno i tuoi genitori?”: è un po’ presto per presentarteli. Ci conosciamo appena.
- “Assumi medicinali o hai mai avuto X o Y?”: un decreto protegge il candidato da tutte le domande inerenti allo stato di salute, fisico o psicologico (per le persone appartenenti alle categorie protette è dichiarato nel CV e il discorso è diverso)
- “Hai dei debiti?”: le domande legate alla condizione economica non hanno peso ai fini dell’assunzione. E se anche uno avesse debiti, magari, lavora anche per pagarli. Ad esempio.
- “Assumi droghe illegali o alcool?”: se cercano uno spaccino, mandateli a Rogoredo.
La nostra privacy è importante, impariamo a tutelarla.
Purtroppo spesso, un po’ per la necessità di ottenere il lavoro o perché si ignora il fatto che siano domande da non fare, la gente passa oltre.
Se vi dovessero capitare domande simili, fate notare al recruiter di turno che sono illegali (e che è uno stronzo a farle).
È uno sporco lavoro, ma qualcuno lo dovrà pur fare.