Penso che a tutti noi, almeno una volta, qualcuno abbia avuto la faccia di tosta di chiedere di lavorare gratis.
Perché alla fine che ci vuole? Intanto “Fa tutto il computer”, “Ci metti un attimo”, “È una cosa semplice”.
Essendo una persona dalla spiccata capacità di sintesi e poca pazienza, questo atteggiamento mi porta ad optare per una risposta breve e diretta: “🖕”.
Whoadudedesigns ha pensato di elencare i motivi per cui il lavoro va correttamente retribuito in questa orecchiabile canzoncina:
Inizierei mettendo subito in chiaro una cosa: se avessi voluto lavorare gratis avrei fatto la volontaria, non la designer.
Chiaro, per tutto ci sono delle eccezioni.
A me in primis è capitato di lavorare gratis per dei progetti legati a delle Onlus o ad alcuni eventi no profit.
Oggetto del post di oggi sono i clienti che vedono il nostro lavoro come un extra e non come un investimento imprenditoriale.
Perché non lavorare gratis
Se qualcuno ti chiede di lavorare gratuitamente significa che in realtà non capisce il reale valore del tuo lavoro.
Per quanto ci possa piacere aiutare il prossimo, stiamo pur sempre portando avanti la nostra attività (e cercando di non morire di fame).
Non è facile fornire ottimi risultati. Svolgere una professione in maniera rigorosa richiede costantemente tempo, soldi, risorse, fatica ed impegno.
Quindi, come potrebbe essere considerato un extra degno di non essere pagato?
Rispetto la mia persona, il mio ambito e ciò che faccio, per questo non prendo lavori non retribuiti, salvo rarissimi casi (vedi associazioni no profit e simili).
La visibilità non copre le spese e non ripaga i miei sforzi.
Lavorare gratis non è un’opportunità, ma piuttosto risulta spesso un modo per svalutare ciò che facciamo, il nostro tempo e le nostre capacità.
Crea un brutto precedente da cui potrebbe essere difficile liberarsi.
Se noi per primi non diamo il giusto valore a ciò che produciamo, nessuno lo farà!
Ora, caro cliente, mi rivolgo a te. Ecco alcuni motivi per cui non dovresti chiedere di lavorare gratis:
- come non lo chiedi ai commessi della Coop o all’avvocato, non vedo perché dovresti chiederlo a me
- non vivo di sogni e speranze, mi servono soldi. Come a te, del resto
- la famosa “visibilità” è una valuta utile tanto quando i Paperdollari di Zio Paperone
- se è semplice come dici, puoi fartelo da solo o chiederlo al cugino bravo con il computer. È gratis
- se fa tutto il computer, può farlo anche il tuo. Il mio non è magico
- ho investito tempo e soldi nello studio per crescere nella mia professione (e continuo a farlo)
- ho sgobbato facendo gavetta e accumulando anni di esperienza, cercando di alzare sempre di più l’asticella dei servizi che offro
- ciò che creo ha un valore e richiede risorse e dedizione. Questo valore torna utile a te e alla tua attività e, presumibilmente, ti aiuta a guadagnare. Pagami.
Come dire di no
Dire di no può davvero aiutare stabilire il nostro valore come professionisti.
Dato che io non sono troppo brava nell’indorare la pillola, ho trovato un post molto carino della IG Strategist _socialsam_ che suggerisce alcune risposte per declinare cordialmente indesiderate richieste di lavorare gratis.
Riporto qui quelle che ho trovato più pertinenti:
- Messaggi in direct: “Grazie per avermi contattato. Per rispetto dei miei clienti paganti non potrò darti consigli dettagliati qui, ma ecco il link alle mie risorse gratuite.”
- Messaggi in direct: “Grazie per avermi contattato. Di solito faccio pagare per questo tipo di richiesta quindi non sono in grado di rispondere tramite DM/e-mail, ma questo è il link dove puoi prenotare una consulenza.”
- Collaborazioni: “Grazie mille per l’invito, apprezzo il tuo pensiero nei miei confronti. Puoi confermare che si tratta di un’opportunità a pagamento?”
- Progetti: “Grazie mille per avermi contattato. Purtroppo al momento non sono in grado di accettare progetti non retribuiti, ma ti farò sapere se cambia.” (qui aggiungo io: aspetta e spera)
E voi cosa ne pensate della richiesta di lavorare gratis? L’avete mai fatto? Se sì, cosa vi ha spinto?
Ne approfitto per lasciarvi la playlist #coglioneNo del canale YouTube Zero.
Si sa mai che vi torni comodo mandarla a qualcuno…